Palazzo Brancaccio, Roma

Indirizzo: Viale del Monte Oppio, 7 – 00184 Roma (RM)

Palazzo Brancaccio nasce alla fine dell’800 dal prestigio e dalla volontà del Principe Salvatore Brancaccio, esponente di una delle più antiche ed illustri famiglie del patriziato napoletano e della propria consorte Mary Elisabeth Field, ricca ereditiera americana. L’edificio prende forma grazie al talento dell’architetto Gaetano Koch, uno dei più celebri nel panorama romano de XIX° secolo, noto fra gli altri per la costruzione di Palazzo Koch e dei due Palazzi Esedra in piazza della Repubblica; nonché di Luca Carimini altro architetto e scultore in voga in quest’epoca umbertina. Lo stile del Palazzo può essere definito del “classicismo barocco”, nel senso che esso racchiude in sé i caratteri dello sfarzo e dell’eleganze ma con una linea di continuità tipica dell’arte classica. Si esaltano nel Palazzo linee curve dagli andamenti sinuosi, spazi che legano pittura, scultura, stucchi, specchi, sottolineando il tutto mediante suggestivi giochi di luce ed ombre. L’artista può sbizzarrirsi ed esaltarsi in un esuberanza decorativa che aveva (ed ha) lo scopo di destare meraviglia e stupore, il tutto arricchito da un’ampia vena originale, condita dai canoni classici. L’originalità e la libera creazione di questo stile lo ritroviamo in ogni sala “cosi diverse ma in fondo cosi contigue le une con altre” (Sala Angeli, Sala Arazzi, Salone di Gaia, Galleria degli Specchi e Sala delle Vestali). Perfino la Casina di Cacci, piccola struttura esterna posta nel parco secolare, “nasconde” un immenso dono di Francesco Gai, uno dei pittori più poliedrici del periodo che impreziosì altre sale della dimora romana. L’artista faceva parte di quella ristretta corte che i signori romani amavano ancora avere al suo studio nell’incantevole parco, dove lo stesso aveva creato il Ninfeo arricchito da due laghetti a diversi livelli di cascata ed il “coffeé house” quale ritrovo per i ricevimenti che la principessa offriva in giardino, rinnovando i fasti di Mecenate. Il Gay, che ebbe l’onore di essere presidente della Reale Accademia di San Luca, decorò quasi tutti gli interni dei fastosi Saloni.